«Sangue artificiale? Una prospettiva di difficile applicazione clinica»

Con il presidente della SIMTI, Francesco Fiorin, facciamo chiarezza in merito allo studio effettuato a Cambridge, nel Regno Unito, che ha portato alla creazione in laboratorio di globuli rossi da cellule staminali ricavate da sangue donato

 

«Che la rilevanza scientifica sia notevole non c’è dubbio, ma è altrettanto vero che la prospettiva di un utilizzo su larga scala, di quello che è un vero e proprio farmaco, appare piuttosto irrealizzabile. Anche, se non soprattutto, sotto l’aspetto dei costi». Può essere sintetizzato così il pensiero del presidente della SIMTI (la Società italiana di medicina trasfusionale e immunoematologia), Francesco Fiorin, in merito allo studio effettuato all’università di Cambridge, nel Regno Unito, che tanto dibattito sta generando in questi giorni nella comunità medica e non solo.

Stiamo parlando della creazione avvenuta in laboratorio di globuli rossi ottenuti dalla lavorazione di cellule staminali ricavate dal sangue donato che sarebbero già stati trasfusi su due pazienti affetti da malattie ematologiche. Un risultato che, seppur affascinante sotto il profilo della conoscenza, chiama inevitabilmente a rispondere ad alcune domande che potrebbero nascere spontanee: ma quindi la donazione non serve più? Cosa dovranno fare ora le persone che donano? Sarà un procedimento sicuro? 

Con il dottor Fiorin abbiamo provato a fare chiarezza su un po’ di questioni.

 

Francesco Fiorin2Il presidente della SIMTI, Francesco Fiorin

Presidente, sangue ricreato in laboratorio: ma è davvero possibile in prospettiva?

«La prima precisazione da fare è che in molti lo chiamano “artificiale”, ma così non è. Si tratta di una lavorazione che, in laboratorio appunto, permette di ricavare globuli rossi da cellule staminali frutto, comunque, di sangue donato. È un qualcosa su cui si discute da anni, le prime teorie sul tema risalgono a un decennio fa almeno. La ricerca inevitabilmente deve andare avanti, è un processo che non possiamo impedire, ma qui vanno tenuti presenti una serie di fattori».